September 19, 2021
UN LIBRO PER CHI AMA LE EOLIE: LA RISACCA DI PANAREA DI ALBERTO SHERBANENKO

Questa estate, durante una vacanza sull'isola di Panarea, ho conosciuto Alberto  Scerbanenko, figlio del grande scrittore di gialli degli anni ’50, e di Teresa Bandini, da lui descritta amorevolmente nel  suo precedente libro Le cinque vite di Giorgio Scerbanenco che ho letto e recensito qualche mese fa su questo sito.

Alberto Sherbanenko, gli amici lo chiamano Alan, è un uomo molto alto, di struttura atletica, capelli bianchi e lo sguardo che ricorda quello del padre, visto e rivisto nelle numerose foto in bianco e nero che i giornali ancora oggi pubblicano.

Nella vita Alberto Scerbanenko ha fatto tutt’altro dal punto di vista lavorativo ma la scrittura era inevitabilmente nel suo DNA e lui l’ha scoperta, anche se in età avanzata.

Ne Le cinque vite di Giorgio Scerbanenco racconta la sua storia familiare, delinea i profili dei genitori e fa i conti con il suo passato andando fino alle sue origini, provando a scavare, capire e perdonare senza mai giudicare.

A Panarea, quando ci siamo visti a casa di amici comuni, mi ha donato il suo ultimo libro La risacca di Panarea - Musumeci Editore, - e nelle prime pagine, ha anche scritto una simpatica dedica.

Per entrare nell’atmosfera dell'ultimo libro di Alberto Scerbanenko mi sento di dare alcune informazioni geografiche sull’isola che è la protagonista principale dei racconti.

Insieme a Lipari, Salina,Stromboli, Vulcano, Alicudi e Filicudi, Panarea, per i pochi che non lo sanno, appartiene all’Arcipelago delle Isole Eolie. Come tutte le altre isole sorelle, anche Panarea è di origine vulcanica. Lo Stromboli, è infatti in zona una presenza forte all’orizzonte, una presenza dominante e rumorosa, che si può vedere e sentire da ogni parte dell’isola.

Così parla dello Stromboli nel suo ultimo libro Alberto Scerbanenko:

Quando parlano non dicono “il vulcano”, si riferiscono a lui come “Iddu”, un’entità antropomorfa che ha i suoi umori, i momenti nei quali è in buona e altri nei quali è meglio fare molta attenzione per non irritarlo.

Panarea, come ho scritto precentemente in un articolo pubblicato su Esisto magazine, è un’isola con due anime: una estiva con il caos e il rumore portato dai turisti e dalle tante persone famose che recentemente hanno eletto l’isola come meta prediletta, e una seconda anima invernale, quella dei pescatori e di tutti quelli che hanno scelto l’isola come casa. La prima è un’anima fatta di locali alla moda e costosi con musica ad alto volume e ristoranti raffinati, la seconda invece è un’anima fatta di silenzio, interrotto solo dal rumore del mare, ritmi lenti e tanta tranquillità.

L’ultimo libro di Alberto Scerbanenko, La risacca di Panarea, racconta questa seconda anima, quella locale, dove la vita scorre in balia del mare. I protagonisti, i vari Enzino e Mariuccia, sono persone reali e si possono facilmente incontrare sull’isola. E molti di loro conoscono molto bene le storie narrate

Nelle righe del primo racconto l’autore esprime chiaramente le sue intenzioni:

Penso di aver rispettato la sostanza di quanto è accaduto, anche se ho cercato di dare alla storia un respiro più ampio, che rifletta alcune delle particolarità comuni alla gente di Panarea come la solidarietà atavica che si manifesta nei momenti di emergenza.

Il protagonista del primo racconto è Massimo, uno di quelli che ha deciso di vivere sull’isola sempre, anche nei mesi invernali. A cinquant’anni è un uomo in gran forma fisica che ama vivere negli spazi aperti lontano dalle soffocanti folle di persone. È forse l’unico uomo dell’isola che non beve, e non ha mai toccato una goccia d’alcool in vita sua.

È un uomo libero senza particolari legami sentimentali. Il suo tempo lo dedica alla casa e algiardino.

Il suo abituale e un po' misterioso giro in canoa è la miccia che accende tutta la dinamica del racconto. Un amore estivo, segreto, che dura da anni, anche se solo nei periodi di vacanza, lo porta su una spiaggia e qui viene sorpreso dal maltempo che sull’isola arriva senza alcun preavviso.

 …c’era tra loro un’amicizia velata di intimità, ma erano molto attenti a non lasciarla trasparire.

Senza averlo programmato, pur essendo un profondo conoscitore del mare, si trova in pericolo.

La sua unica concreta possibilità di salvezza è che prima o poi i suoi amici isolani si accorgano della sua scomparsa e lo vengano a cercare nonostante le condizioni proibitive del mare.

Con parole scelte con cura per descrivere le emozioni e l’indole delle persone coinvolte, Alberto Scerbanenko racconta il salvataggio facendo trasparire un profondo amore e una particolareggiata conoscenza dell’isola.

Nello svilupparsi del racconto, emerge il grande senso di solidarietà degli abitanti che, anche a rischio della vita, non abbandonano un amico isolano in pericolo dimostrando, nell’evolversi degli eventi, tutta la loro durezza ma anche la loro umanità.

Hanno solo una determinazione granitica, che non è il frutto di un ragionamento o di un impulso altruistico, ma ha un’origine più profonda perché fa parte del bagaglio genetico di chi ha vissuto per generazioni su un’isola dove, in alcune circostanze, scatta un meccanismo di solidarietà che va aldilà della ragione.

 Il secondo racconto, di una trentina di pagine circa, si intitola Gli amici di Romeo.

Anche qui l’isola è presente in tutta la sua duplice essenza, nel periodo estivo con i turisti e nel periodo invernale con gli isolani e la loro routine lenta. Il mare rimane comunque il protagonista principale, una presenza talmente forte da condizionare inevitabilmente la vita di chi vive a contatto.

Il racconto è la storia della vita di Romeo raccontata dal suo amico Ramon. Una vita vissuta senza energia e con molta nostalgia, una vita vissuta da spettatore e non da protagonista. Nella storia è presente anche lo spettro della criminalità organizzata che purtroppo è arrivata sull’isola condizionando e terrorizzando le vite degli abitanti. Il racconto è soprattutto la storia di una partenza non voluta e infine di un ritorno all’isola inaspettato.

Ancora e mai sazio di questo spettacolo guardo il mare blu cobalto e gli isolotti che fanno da collana a Panarea.

Belle sono le pagine che l’autore dedica all’evoluzione che Panarea ha avuto negli ultimi decenni, da quando era una piccola isola di pescatori a quando è diventata uno dei luoghi più alla moda. Ecco le parole che Alberto Scerbanenko mette in bocca al narratore:

Ora Panarea è etichettata come l’”isola dei VIP” e a me fa un po’ tristezza, perché evoca l’atmosfera della socialità fasulla di certi programmi televisivi.

Grazie alla lettura dei racconti contenuti ne La risacca di Panarea sono riuscita ad abbandonare i panni della turista fortunata che frequenta uno dei luoghi più belli d’Italia, dove il mare è splendido. Con la curiosità che da sempre mi contraddistingue ho cercato di andare oltre la bellezza vacanziera e il divertimento per arrivare alla vera essenza dell’isola e scoprire storie che solo i locali potevano darmi.