Il viaggio, non la vacanza, ti cambia e ti fa crescere. La vacanza l'aspetti tutto l’anno, ti crei mille aspettative e spesso ne rimani deluso. Il viaggio invece è un’esperienza totalizzante, un’esperienza che ti arricchisce e ti cambia in ogni cellula del tuo corpo e soprattutto nella mente.
Nel 2024 Luigi Garioni, piacentino, pubblica per la Casa Editrice Ponte Gobbo, Pedalando verso est, il racconto di un viaggio unico e straordinario. Alla base c'è un sogno che a un certo punto della vita si è reso realizzabile.
Affascinato dalla geografia e dalla forma della terra fin da bambino, verso i sessanta, alle porte della pensione, Luigi Garioni ha deciso che poteva essere arrivato il momento. Sarebbe partito da Bobbio, in provincia di Piacenza, per arrivare a Tokio. Avrebbe viaggiato quasi completamente in solitaria, in sella alla sua bicicletta lupo grigio, ascoltando con attenzione il corpo e la mente. In tutto avrebbe percorso 12.725 chilometri in 190 tappe, avrebbe attraversato 16 Paesi, cambiato 4 copertoni, 24 raggi, 3 portapacchi, 3 cavalletti. Alla fine avrebbe aggiustato 25 forature e diverse volte i freni.
Quando sono partito avevo ben chiaro cosa mi aspettavo dal viaggio. Speravo di trovare l’ignoto, di sorprendermi ogni giorno con ciò che non conosco, di mettermi alla prova fisicamente e psicologicamente, di viaggiare nel profondo della mia esistenza facendo un bilancio della mia vita, di cambiare in meglio facendo esperienza di umiltà, essenzialità e coraggio, di conoscere volti nuovi, storie di vita, usanze e riti, di dissetarmi di umanità. Confido anche di svelare il mistero racchiuso nella strada, nell’Asia, nelle pietre.
L’itinerario del suo sogno era semplice: andare sempre verso est, verso la luce del sole che sorge. senza mai fermarsi giorno dopo giorno vedere un’alba nuova.
Il progetto era molto impegnativo e necessitava in primo luogo una preparazione culturale. Da qui tante le letture a partire dalla la rilettura de Il Milione di Marco Polo, lo studio di personaggi storici importanti e molto famosi nei luoghi che avrebbe attraversato, come Tamerlano o Gengis Kan, ma soprattutto letture geografiche descrittive che gli avrebbero anticipato le dimensioni e le atmosfere che poi avrebbe vissuto.
Il racconto di Pedalando verso est procede su diversi piani. Sicuramente è approfondito un aspetto geografico - turistico. A partire dalle prime pagine dove esiste una cartina che ci mostra materialmente tutta la strada percorsa e ne vengono descritte le caratteristiche, arriva poi ad un piano turistico. Nei luoghi in cui arriva, quando si ferma nelle sue innumerevoli tappe, Luigi Garioni vuole vedere e ammirare le bellezze del posto e le racconta.
Ma l’aspetto umano è forse quello più interessante. Attraverso le sue esperienze, Luigi Garioni, racconta di tutte le persone che di volta in volta incontra. Tralasciando completamente qualsiasi tipo di diffidenza ma spinto da una vivace curiosità ci fa conoscere la vita quotidiana di persone che vivono lontano e in modo a volte molto diverso dal nostro. Il tutto senza mai allontanarsi da una certa fiducia nell’umanità che si può trovare solo in poche persone.
Infine c’è l’aspetto spirituale. Luigi Garioni è sicuramente una persona religiosa e questa forza è presente in ogni pagina del suo libro e lo accompagna sempre.
Naturalmente un viaggio del genere aveva bisogno di un’organizzazione completa, che coprisse ogni evenienza. Il progetto era ambizioso, poteva essere anche pericoloso e niente poteva essere lasciato al caso. L’organizzazione doveva essere sì materiale, basata su una profonda conoscenza geografica ma anche umana. Luigi Garioni ha infatti affermato che è stato importantissimo l’aver creato una rete di persone che avrebbe potuto contattare nei luoghi in cui arrivava, persone che avrebbero potuto dare preziose informazioni e lo avrebbero potuto aiutare in caso di necessità.
E poi non si deve dimenticare il fatto che anche la tecnologia ha svolto un ruolo determinante e ha reso tutto più facile. Grazie a Whatsapp - sempre presente nei posti abitati- è riuscito a mantenere il contatto con la famiglia con una videochiamata quasi tutti i giorni. Pur essendosi portato ben due chili di carte geografiche cartacee, un peso forse inutile, ha utilizzato moltissimo il Gps. Un pannello solare poi gli ha permesso di avere sempre la corrente elettrica.
Sicuramente il blocco più grande, da superare prima di partire, è stato lasciare la famiglia e la vita vita quotidiana per così tanto tempo. Ma Luigi Garioni si ritiene fortunato poichè il sostegno dei suoi cari non è mai mancato.
Ormai ho imparato a non deprimermi quando incontro le difficoltà, ma a prendere quello che viene, sento una presenza costante accanto a me, non sono mai solo, alla sera i conti tornano sempre. Andare, andare piano ma non fermarsi mai, ma quel poco o tanto fatto non è più da fare, la raccolta e la scoperta ci sono ad ogni curva, ad ogni dosso superato. Se alla partenza non sapevo cosa avrei trovato nel viaggio, ora mi sembra tutto chiaro e palese. Ho la sensazione che sto facendo scorpacciata di informazioni, contatti, storie di vita, la gioia di essere nel giusto è difficile da contenere.
Nel suo viaggio Luigi Garioni ha pedalato in tutte le stagioni. Ha pedalato in salita e in discesa, per una media di 100 km al giorno; con vento a favore o contrario; su asfalto buono e sullo sterrato; con la neve, la pioggia o il sole cocente. Nonostante tutto ha affermato di essere partito con uno spirito zen: tutto quello che capitava non doveva essere per forza sempre negativo ma poteva avere un suo significato. Senza ansia, al momento giusto, tutti i problemi e le difficoltà si sarebbero risolti o almeno compensati. Vivere momento per momento quindi e cercare di prendere il meglio.
Sento che la fatica e le difficoltà quotidiane mi stanno temprando, giorno dopo giorno mi sento più forte, capace di soffrire oltre misura, senza disperare. L’autostima aumenta così come la possibilità di portare a termine il viaggio.
A chi gli chiede se ha mai avuto paura, Luigi Garioni risponde di no. Forse è stato fortunato ma il mondo, ha affermato durante la nostra intervista, è molto meglio di quello che ci vogliono far credere. Sicuramente interagire con le persone di quei luoghi è stato a volte difficoltoso poiché quasi nessuno parlava l’inglese. Ma google traduttore o anche semplicemente i gesti permettevano un semplice dialogo e comprensione. Gli incontri comunque sono sempre stati molto positivi e le persone gentili, anche se a volte gli è capitato di sentirsi osservato come un animale raro che provocava una certa curiosità.
Concludendo. A chi gli chiede se la sua è stata una fuga Luigi Garioni risponde così:
Partire non è fuggire, ma arricchirsi per tornare rinnovati e migliori, così il viaggio è esperienza e scoperta.
E alla fine dell’esperienza, una volta arrivato in Giappone, conclude il suo libro scrivendo:
Se mi volto indietro vedo una strada lunga e tortuosa che collega l’Italia al Giappone, quasi tutta percorsa spingendo sui pedali di una bicicletta assistita dal padre eterno e da tanti altri coinvolti come intercessori. Beh è vero non è la meta che fa il viaggio ma la meta lo corona.
Alla prossima lettura
Paola